Cane e uomo hanno stretto amicizia, diventando a tutti gli effetti una famiglia, migliaia di anni or sono suggellando un pattto di protezione reciproca: il cane avrebbe aiutato l?uomo nella caccia e lo avrebbe protetto segnalando eventuali nemici e l?uomo avrebbe offerto un riparo al cane e gli avrebbe permesso di usufruire della sua vicinanza, con tutti i vantaggi che ne derivavano.
Se volessimo essere più scientifici, diremo che la relazione che si creò fu un vero e proprio commensalismo, ovvero, quel tipo particolare di simbiosi in cui una specie (detta appunto commensale) risulta avvantaggiata mentre l?altra non è danneggiata. Solo successivamente il legame si rafforzò e divenne così importante da modificare la nostra storia evolutiva.
Questa amicizia, sbocciata all?inizio per reciproco vantaggio, è sopravvissuta grazie ad una importantissima caratteristica che accomuna entrambe le specie: la socievolezza e l?affiliazione. Far parte di un gruppo e relazionarsi con un altro soggetto è vitale sia per noi che per il cane.
Ma cosa comporta questo?
La necessità di vicinanza, di relazionarsi, di sentirsi accettati e partecipi, coinvolti nelle dinamiche di gruppo.

Quando, come esseri umani ci sentiamo più vulnerabili?
E quando ci sentiamo vulnerabili cosa ricerchiamo?

Proviamo a interpellare le neuroscienze: gli studi sull?attaccamento infantile (per fare un esempio si può citare Bowlby che nel 1958 scriveva:

?Un legame di attaccamento è una stretta relazione emotiva tra due individui ?

Questi dimostrano che il legame di attaccamento è determinato dalla necessità di protezione che il bambino ha ed alla rricerca di contatto con la figura del Caregiver (colui che si prende cura). Durante la notte la ricerca di prossimità è fisiologica, perché corrisponde ad uno stato di maggior vulnerabilità.
Sì ma, che centrano i cani con l?attaccamento umano?
Bella domanda!
Centrano perché gli scienziati, affamati di sapere come noi, si sono chiesti che tipo di rapporto si crei tra cane e proprietario. Ed indovinate un po’?

Il rapporto è simile a quello di un genitore e di un figlio!

In uno studio sui cani di canile è emerso che i cani che dormivano sul letto con i loro proprietari avevano meno possibilità di essere ricondotti in canile. Perché? Il motivo si chiama RELAZIONE.
E allora, se è vero che un amico si vede nel momento del bisogno cosa c?è di male a condividere la stanza o addirittura il letto con il cane? Nulla, anzi è un toccasana! Questo ce lo dice un ricercatore americano tale Lois Krahn:

“Dormire con il nostro 4 zampe ci fa riposare meglio!?

Quali sono i casi in cui dormire con un cane, invece, è sconsigliato?
Se è vero che dormire con un cane ci fa stare meglio non è sempre consigliato, anzi alle volte è sconveniente. Ci sono casi in cui lo stile comunicativo che caratterizza la relazione all?interno del binomio cane-umano è di tipo competitivo. In questo caso è possibile che il cane manifesti dei comportamenti di tipo minaccioso quando prende possesso di spazi che ritiene suoi e non ama condividere.

Cosa fare?

  1. Evitare sempre lo scontro, mai imporsi né tantomeno spingere giù dal letto il cane che leggerà nel nostro modo di fare una sfida e potrebbe, sentendosi attaccato, decidere di mordere;
  2. Ma piuttosto far spostare il cane chiamandolo e coinvolgendolo in una attività che lo distragga dal letto e lo faccia uscire dalla stanza;
  3. È utile in alcuni casi posizionare un cancellino che renda evidente al cane la delineazione di uno spazio temporaneamente proibito;
  4. Rivolgersi ad un veterinario esperto in comportamento per trovare una soluzione definitiva che aiuti la famiglia a relazionarsi correttamente.

Lascio a voi tutte le riflessioni e vi dedico questa poesia di Pablo Neruda:
“E l’antica amicizia, la gioia di essere cane e di essere uomo tramutata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda intrisa di rugiada”.