Cleo, la tigre che negli anni novanta era stata sottratta ai figli di alcuni malavitosi, sarà temporaneamente trasferita presso il Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica Monte Adone di Sasso Marconi (Bologna), aspettando che lo zoo di Napoli venga ripensato in nuova concezione.

L’operazione verrà attentamente monitorata dal Servizio Cites Centrale di Roma del Corpo forestale dello Stato, che già in passato si era occupato del suo recupero e del suo inserimento nello zoo partenopeo: era stata sequestrata ai figli di alcuni esponenti della malavita organizzata napoletana, che la portavano al guinzaglio per le strade di Castello di Cisterna (Napoli) quando era ancora cucciola. Il suo arrivo allo zoo aveva suscitato fin da subito catturato l’attenzione dei visitatori, tanto da farla diventare la mascotte del centro.

Purtroppo Cleo, che oggi ha 8 anni, non può più rimanere in questa struttura: i carnivori presenti sono troppo numerosi e gli exhibit non sono adeguatamente spaziosi e rispettosi del benessere degli animali. Il progetto di revisione della struttura comprende anche l’inserimento di percorsi didattici, che contribuiscano ad sensibilizzare i bambini sul rispetto degli animali e dei loro habitat naturali, nonché sull’importanza dell’ambiente. Questa parte del progetto è stata fortemente voluta dalla comunità europea con il documento “Strategia degli zoo nella conservazione della biodiversita” definita dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN).

Enpa e Lav sono contente del trasferimento: le associazioni di tutela degli animali, che hanno affermato si tratta di un atto dovuto, sostengono:

Chiunque oggi si mostri contrario a questo trasferimento, e alla chiusura dello zoo di Napoli, struttura non autorizzata dal Ministero dell’Ambiente e del tutto inadeguata, per usare un eufemismo, è evidentemente contro ogni legalità e ogni diritto, contro gli animali. Cleo è patrimonio indisponibile dello Stato e ad esso sono dovuti spazi idonei, cure, attenzioni e soprattutto garanzia di una vita dignitosa e ospitalità presso una struttura legale e riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente.

In riferimento allo zoo napoletano infine dicono:

Tali strutture, concepite proprio con la finalità dell’accoglienza e del recupero psicofisico – conclude la nota -, non sono zoo, ma centro di recupero, Santuari, nei quali è possibile, per quelle creature non più liberabili in natura, godere di tranquillità, lontane dagli occhi indiscreti e morbosi dei visitatori, e di non essere più fonte di guadagno o di maltrattamento.

Via | ansa.it