Tristissimo epilogo quello di Daniza, la mamma orso che per difendere i suoi due cuccioli aveva ferito un uomo nei boschi del Trentino lo scorso Ferragosto.

Da quel giorno la provincia di Trento ha cominciato a darle la caccia, monitorando i suoi spostamenti e utilizzando delle esche per evitare di ricorrere al telenarcotico. Fin dai primissimi giorni dall’aggressione dell’uomo, il Corpo Forestale dello Stato aveva inviato una lettera al ministero dell’Ambiente e al presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, con la quale manifestava la sua perplessità riguardo la politica adottata nei confronti dell’animale, il quale non aveva attaccato per uccidere ma per difendere i propri cuccioli, atteggiamento più che normale in natura ed inoltre il proposito di catturare l’orsa lasciando i cuccioli senza punto di riferimento per la ricerca del cibo, nella scelta dei luoghi di rifugio, negli itinerari da percorrere, era a tutti gli effetti un maltrattamento animale, perciò intollerabile.

La Provincia ha deciso comunque di continuare la caccia a Daniza senza l’approvazione nè della Forestale nè dei cittadini, giustificando il proprio operato con gli avvistamenti dell’orsa in zone antropizzate e l’uccisione di alcune pecore in Val di Borzago, a Caderzone Terme ed una capra a Bocenago.

Dopo quasi un mese si sono presente le condizioni ottimali per procedere con la telenarcosi e grazie a questa collaudata pratica non priva di margini d’errore, è stata cattura Daniza e uno dei due cuccioli, il quale dopo marcatura auricolare è stato liberato. Purtroppo l’orsa non è sopravvissuta all’anestesia, probabilmente la dose di narcotico scelta in relazione alla sua stazza era eccessiva oppure l’animale presentava qualche patologia che solo la necroscopia potrà svelare.

Intanto è bufera sui social network, tra le associazioni animaliste e della tutela dell’ambiente, tutti uniti nel chiedere se questa morte poteva essere evitata. Carla Rocchi, presidente dell’Ente Nazionale Protezione Animale ha ufficialmente chiesto le dimissioni del ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti.

Via | repubblica