Masha è una gatta randagia, visitatrice assidua di un condominio a Obninsk, città della Russa, dove gli inquilini talmente abituati alla sua presenza le hanno dato un nome.

Lo scorso sabato notte un bambino è stato abbandonato da una o più persone senza scrupolo, in una scatola di cartone davanti al portone del palazzo, con indosso una tutina ed un cappello e alcuni pannolini come dote. In Kaluga, la regione della Russia dove è avvenuta la vicenda, le temperature sono molto fredde in questa stagione dell’anno, soprattutto la notte dove si superano i venti gradi sotto zero. Il bambino sarebbe sicuramente morto se non fosse intervenuta Masha, la bella gattona randagia, la quale senza la minima titubanza è saltata nella scatola e ha tenuto al riparo dal gelo russo il piccolo col proprio corpo per tutta la notte.

Il mattino seguente, Nadezhda Makhovikova, una condomine del palazzo ha sentito degli strani rantolii che fino ad un certo momento credeva provenissero da Masha, non era raro infatti che la gatta randagia passasse la notte lì. Al persistere del rumore, la donna è scesa al pian terreno per accertarsi che non fosse successo qualcosa, ma la visione l’ha lasciata stupefatta: quelli che credeva versi del micio erano invece i lamenti di un neonato. Masha avvolgeva il bambino con tutto il suo mantello peloso, leccandolo proprio come avrebbe fatto con una nidiata di cuccioli suoi.

La donna ha chiamato subito il pronto soccorso e poco dopo sono giunti i paramedici, i quali hanno dichiarato:

«Senza il calore sprigionato da quel gatto, il bambino non ce l’avrebbe fatta».

La televisione russa Ren Tv ha ripreso tutta la scena e si vede il gatto che corre dietro ai paramedici e all’ambulanza miagolando, quasi non volesse abbandonare quella giovane vita salvata. Ora il micione dorme in una sala condominiale riscaldata e riceve numerose visite ogni giorno. Il bambino è stato sottoposto alle cure dei medici, i quali hanno constatato che fino a quel momento non era stato maltrattato o denutrito, il piccolo ha circa due mesi.

Via | il Giornale