Il linfoma felino è una neoplasia sistemica del gatto data dalla proliferazione incontrollata di cellule linfoidi maligne che colpisce linfonodi o organi viscerali. E? molto frequente e rappresenta infatti più del 50% dei tumori in questa specie.
I gatti giovani tendono a sviluppare la forma chiamata ?multicentrica? (colpisce linfonodi e a volte gli organi addominali e/o midollo), o la forma ?mediastinica? (torace). I gatti adulti/anziani invece presentano più frequentemente la forma chiamata ?alimentare?, cioè che nasce a livello gastro-intestinale o la forma cutanea (rara), a livello della cute. Ci sono poi delle forme più rare che sono ben localizzate (definite ?extranodali?) e che colpiscono il sistema nervoso centrale, l?occhio, il rene e le cavità nasali.
La comparsa della neoplasia è associata al virus della leucemia felina (FELV) e al virus dell?immunodeficienza felina(FIV), ossia gatti con queste malattie infettive sono maggiormente predisposti a sviluppare forme tumorali come il linfoma. In passato il 70 per cento dei linfomi era riscontrato in gatti FELV positivi, che sviluppavano la malattia in età più precoce (l?età media di diagnosi era 4-6 anni); ma negli ultimi 15-20 anni la tendenza è fortemente diminuita per l?attuazione più scrupolosa dei piani vaccinali grazie a cui l?età media d?insorgenza si è alzata ai 9-10 anni d?età.
Esiste inoltre una predisposizione in alcune razze, cioè nella razza siamese e orientale. Tra i fattori di rischio, anche se meno importanti rispetto al cane, è emersa di recente un?associazione tra l?esposizione al fumo di tabacco e lo sviluppo della forma intestinale del linfoma felino.

 

LINFOMA GATTO, LINFOMA FELINO – E’ POSSIBILE PREVENIRLO?

Non è possibile una vera e propria strategia per la prevenzione della malattia ma è possibile diminuirne l?incidenza, con i protocolli vaccinali e con l?impiego di test antigenici per individuare i soggetti FELV +, ma di fondamentale importanza è la diagnosi precoce della malattia, possibile solo con monitoraggi regolari soprattutto nel gatto adulto/anziano.

 

LINFOMA GATTO, LINFOMA FELINO – SINTOMI

La sintomatologia del linfoma nel gatto dipende dalla localizzazione anatomica:
  • Forma mediastinica: generalmente si manifestano gli effetti secondari della massa toracica o della presenza di un significativo versamento toracico, i sintomi sono quindi difficoltà respiratorie, tosse, rigurgito, gonfiore del collo e degli arti.
  • Forma multicentrica: nel 50% dei casi hanno aumento dei linfonodi periferici, con o senza coinvolgimento di fegato e milza. Può essere presente tosse per aumento dei linfonodi sottomandibolari.
  • Forma alimentare: i sintomi più comuni sono anoressia, inappetenza, perdita di peso, pelo arruffato, diarrea cronica e vomito.
  • Forma ?extranodale?: La forma nervosa può essere intracranica, spinale o dei nervi periferici. I sintomi riscontrati sono atassia progressiva, paresi, deficit di propriocezione o crisi epilettiche, cecità. La forma cerebrale può anche associarsi ad alterazioni comportamentali o eccessiva irritabilità. La forma renale è spesso concomitante a quella nervosa ma si differenzia per la comparsa di sintomi assai vaghi e aspecifici, quali cachessia, apatia, dimagrimento, inappetenza, ma anche vomito e disidratazione. Questi sintomi sono riferibili essenzialmente all?insufficienza renale. In questi pazienti spesso il veterinario con la palpazione riesce ad apprezzare entrambi i reni, solitamente duri ed aumentati di volume. La forma oculare è tra le extranodali la più frequente, tra i sintomi comuni ci sono: secrezione oculare sierosa ma anche mucosa o purulenta, uveite, gonfiore della zona orbitale, presenza di masse a livello orbitale (camera anteriore) o retrorbitale, distacco retinico, fotofobia; tale forma spesso è associata alla forma nasale, che si presenta con sintomi molto simili ad una rinite, quindi con scolo nasale mono o bi-laterale, starnuti, difficoltà respiratorie, fino alle forme più avanzate con deformazione del profilo nasale.

LINFOMA GATTO, LINFOMA FELINO – DALLA DIAGNOSI ALLA STADIAZIONE

L’iter diagnostico  per il linfoma felino è imprescindibile da un esame clinico accurato dell’animale ed ha come finalità quella di attribuire un “nome e un cognome” alla malattia che ci troviamo di fronte. Per la grande varietà di sede anatomica e sintomatologia con cui il linfoma si presenta, la diagnosi non è né facile né immediata, e prevede, come primo step, l’esclusione di altre patologie, di natura degenerativa o infiammatoria (ad esempio linfoma intestinale vs enterite infiammatoria cronica). Il cardine fondamentale per ottenere una diagnosi di certezza è la valutazione istopatologica del tessuto in esame.

In oncologia però, la diagnosi rappresenta un punto di partenza poiché è sempre necessario eseguire un iter definito “stadiazione”, ossia la valutazione dell’estensione della neoplasia a sedi anatomiche vicine o lontane dalla lesione principale.

In concreto la stadiazione del linfoma prevede:

  • esami del sangue;
  • esame delle urine;
  • valutazione citologica/istologica del midollo osseo, dei linfonodi e organi coinvolti;
  • ecografia dell’addome;
  • radiografie del torace.

La raccolta di queste informazioni permette di definire l’estensione della neoplasia, ed è indispensabile sia per elaborare un piano terapeutico che per definire una prognosi.

LINFOMA GATTO, LINFOMA FELINO – TERAPIA E PROGNOSI

Una volta appurata la diagnosi e conclusa la stadiazione è bene iniziare tempestivamente una terapia mirata. In assenza di trattamento, purtroppo la maggior parte dei cani e gatti non supera le 4-8 settimane di vita. Essendo il linfoma una neoplasia sistemica, necessita di un trattamento sistemico, quindi di chemioterapia.

Fanno eccezione le forme di linfoma “extranodale” o di linfoma ben localizzato in cui è possibile un approccio chirurgico o radioterapico.

La scelta del protocollo chemioterapico dipende dall’aggressività della neoplasia; ad esempio, linfomi meno aggressivi, soprattutto a localizzazione intestinale, possono essere trattati con somministrazioni di clorambucile (e prednisone) o, in alternativa, lomustina o ciclofosfamide. I chemioterapici sopra citati sono sotto forma di compresse, la cui somministrazione è, il più delle volte, gestibile a casa dal proprietario (con opportune accortezze), senza un grande impegno economico o logistico.

Nei linfomi più aggressivi (ad alto grado), si prediligono trattamenti in polichemioterapia, ossia l‘utilizzo di più chemioterapici, somministrati per via endovenosa, con opportuni intervalli liberi da trattamento. Questi protocolli permettono di ottenere remissioni più rapide e per periodi di tempo maggiori. Ogni chemioterapico, soprattutto nei protocolli combinati e somministrati per via endovenosa, può far comparire degli effetti collaterali, per cui l’impiego di questi farmaci richiede un attento e costante monitoraggio che prevede uno scrupoloso esame clinico prima di ogni somministrazione e costanti esami del sangue per garantire, qualora sia necessario, un supporto adeguato al paziente oncologico, sia di tipo farmacologico(ad esempio farmaci antinausea) che nutrizionale.

Numerosi studi hanno evidenziato tempi di remissione di 5 fino ad otto mesi, con un 30% dei pazienti che superano un anno.

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