Interpretare il dolore e la sofferenza nei nostri animali da compagnia è sempre stato un punto cruciale non solo del rapporto tra proprietario e pet, ma soprattutto in ambito veterinario. Capire ed intervenire nel momento in cui un animale prova dolore è una delle missioni intrinseche del medico veterinario.
La scienza ha fatto enormi progressi sulla terapia del dolore, studiando approfonditamente le varie patogenesi che portano alla sua insorgenza.

Abbiamo incontrato un massimo esponente dell’algologia (branca della medicina che studia il dolore ed il suo trattamento farmacologico) in ambito veterinario, la Professoressa Giorgia Della Rocca, Medico Veterinario nonché docente di Farmacologia e Tossicologia presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Perugia, autrice del libro ?Terapia del dolore negli animali da compagnia?.

La prof.ssa Della Rocca ci ha raccontato come si è avvicinata a questa disciplina poco conosciuta che è l’algologia veterinaria e ci ha spiegato come sia fondamentale approcciarsi con rigore e metodo scientifico alla terapia del dolore per i nostri animali, in un periodo storico (come il nostro attuale) nel quale l’interesse per il benessere animale è altissimo.
GF : Grazia Franco – studentessa presso il dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Perugia.


TERAPIA DEL DOLORE – L’INTERVISTA

GF: Buongiorno Professoressa, iniziamo facendo chiarezza su un concetto basilare, ovvero cosa significa ?dolore? e quanti tipi di dolore esistono?

L’argomento è vastissimo, potrei parlarvene per giorni. Per molto tempo si è parlato del dolore, e se ne parla tuttora, come sintomo che accompagna molte patologie e non si pensa invece che il dolore stesso possa essere una patologia. Esistono diversi tipi di dolore: abbiamo quello transitorio fisiologico, quello infiammatorio, che può essere fisiologico o patologico ed infine quello neuropatico, sempre patologico.
Per un approfondimento sui tipi di dolore leggete il nostro articolo:

GF: Nel suo libro afferma l’importanza di considerare il dolore come entità nosologica vera e propria, invece di recluderla a semplice sintomo. Ci spiega cosa implica questa rivoluzione di pensiero?
Il dolore inteso come entità nosologica è quando esso stesso rappresenta la malattia, quindi in primo luogo mi riferisco al dolore neuropatico, ma se vogliamo possiamo inserire anche il dolore infiammatorio persistente, quello che non regredisce. È un concetto decisamente nuovo anche in medicina umana, in cui la diagnosi e la cura del dolore neuropatico è ancora nelle mani di pochissime persone, in particolare anestesisti e medici specializzati in algologia. In medicina veterinaria è un concetto ancor più nuovo che sta cominciando ad essere conosciuto grazie ad una serie di attività di formazione continua che insieme a tanti altri colleghi, in particolare anestesisti, stiamo portando avanti nella comunità scientifica veterinaria. Sicuramente è un argomento che necessita di una grande opera di sensibilizzazione perché molti veterinari non sono consci che esista il dolore inteso come malattia e quindi non pensano a diagnosticarlo né trattarlo.

GF: Professoressa, lei riveste il ruolo di Direttrice e Fondatrice del CESDA. Ci spiega che cos’è ed da dove nasce il suo interesse per lo studio dell’algologia?

Il mio interesse per l?argomento è nato nel 2007 in maniera del tutto casuale. Un giorno, in seguito ad un congresso, mi sono scaricata la letteratura e ho realizzato quanto il dolore fosse un argomento importante in termini fisiopatogenetici quindi quante novità ci fossero sull?argomento. Molti di questi articoli erano legati alla eziopatogenesi del dolore, meccanismi fisiopatologici che avevano a che fare con la neurofisiologia e automaticamente in ambito terapeutico c?era tutta la farmacologia (la terapia del dolore è legata a farmaci che agiscono su quei meccanismi che portano al dolore) quindi neurofarmacologia mio argomento prediletto.
A motivarmi sono stati l?amore per la neurofarmacologia, l?aspetto clinico del problema, il fatto che ci fosse dietro un enorme aspetto etico in termini di diminuzione della sofferenza degli animali, infine il fatto che se ne parlasse molto poco e ci fosse bisogno di sensibilizzare l?opinione pubblica e il mondo veterinario sull?argomento. A questo punto spinta da un entusiasmo pazzesco, ho pensato che poteva essere opportuno unire le forze di vari colleghi che si potessero interessare della cosa, quindi ho coinvolto diversi colleghi del dipartimento, ma anche della medicina umana per creare una sorta di unione e confronto tra la veterinaria e l?umana e abbiamo deciso di creare il Centro di Studio sul Dolore Animale, con finalità sia di ricerca, per mettere in atto degli studi sul riconoscimento e terapia del dolore, sia di didattica, per organizzare corsi e seminari di aggiornamento nell?ambito della formazione continua per i veterinari.
GF: Perché l’analgesia e la terapia antalgica sono così radicate nell’uomo mentre nei nostri animali è sottovalutata?

Non è vero che nell?uomo l’analgesia sia così avanti, ci sono molte situazioni in cui non si interviene correttamente, che non sono gestite in maniera opportuna e appropriata, anche lì per una carenza di informazione/formazione a livello universitario. Basti pensare che non esiste un corso specifico di algologia, esistono esami e specializzazioni in anestesiologia dove sicuramente il dolore viene trattato molto bene però è seguito soprattutto il dolore perioperatorio, molti pazienti lamentano di dolori persistenti, dolori cronici che non sono adeguatamente trattati. In medicina veterinaria abbiamo un problema in più, diciamo scontato, e cioè che gli animali non parlano, non ci dicono dove hanno male, il fatto che non si possa così facilmente indagare il loro dolore crea un limite nel loro trattamento. In realtà anche questo è un falso mito perché anche se sicuramente ci sono delle difficoltà e dei limiti, esistono degli indicatori che possono predire se l?animale stia provando o proverà dolore. Gli altri limiti sono legati alle poche conoscenze sulle modalità di trattamento del dolore, poca confidenza nei farmaci. Alcune volte i veterinari hanno paura degli effetti collaterali di farmaci come gli oppioidi, i fans, altre volte manca la conoscenza di presidi farmacologici alternativi che possono essere utilizzati nella terapia del dolore. In più c?è la non conoscenza dell?argomento, di quali siano i diversi tipi di dolore, di quali siano le conseguenze cliniche importanti del dolore? tutti motivi che giustificano la scarsa attitudine alla somministrazione dei farmaci antalgici nei nostri animali.