Pesce scorpione, o pesce leone o scorpena volante, Lionfish in inglese, molto colorato, lungo circa
40 centimetri e dotato di circa 16 aculei.
Questo pesce, senza dubbio affascinante, appartiene alla
Famiglia Scorpaenidae e, da tempo, è il cruccio di molti studiosi ed esperti di ambiente e fauna
marina. Da circa un anno, tuttavia, è diventato una preoccupazione anche dei nostri ricercatori.
Originario del Mar Rosso e dell’Oceano Pacifico, il pesce scorpione è un super predatore ed è dotato
di un veleno che si è dimostrato molto pericoloso anche per l’uomo. Già nel 2016 si paventava il suo
arrivo nel Mediterraneo e, questi timori, hanno avuto conferma quest’anno, con il ritrovamento del
Lionfish nelle acque siciliane. Le problematiche principali che si accompagnano alla sua presenza
sono due:
  • i danni inferti alla catena alimentare;
  • il potenziale pericolo per i bagnanti.

Come detto precedentemente, il pesce scorpione è un super predatore, ciò lo pone all’apice della
catena alimentare andando ad inficiare il normale susseguirsi di quest’ultima. La conseguenza
primaria di ciò è la scomparsa di alcune specie di pesci, predatori e predati, scomparsa che va a
danneggiare, irreparabilmente la biodiversità marina locale. Non sarebbe la prima volta per questa
specie che, nel tempo si è introdotta nell’Oceano Atlantico, nel Mar dei Caraibi e intorno alle coste
degli Stati Uniti.

Già nel 1992, inoltre, attraverso il Canale di Suez, il pesce scorpione era entrato
nel Mediterraneo, nel pressi delle coste Israeliane.
Il pericolo per i bagnanti, in particolare i praticanti di immersioni e pesca subacquea, invece, vi è in
occasione di un eventuale contatto diretto con il veleno del pesce mediante la puntura dei suoi
aculei. I casi di decesso provocati da avvelenamento sono rarissimi, tuttavia, sintomi che
coinvolgono diversi apparati come difficoltà respiratoria, convulsioni, nausea o vomito ed anche
sintomi sistemici quali febbre sono nella norma. Raramente, in casi di avvelenamento molto grave,
si può avere necrosi della zona colpita o perdita di sensibilità che si protrae per giorni.
E’ importante sottolineare, tuttavia, l’inutilità dell’allarmismo.

I ricercatori dell’ Ispra (Istituto
Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) stanno già mettendo in campo una rete di
monitoraggio che permetta di quantificare la reale presenza e distribuzione dell’animale, in quanto è
fondamentale comprendere la realtà della situazione per poter, eventualmente, decidere delle
strategie utili a limitare il problema. Ricordiamo sempre che la prudenza in mare è necessaria e
fondamentale, indipendentemente dal pesce scorpione.