Asfissia auto indotta, è questo il metodo che i delfini scelgono per porre fine alla loro vita quando la sofferenza diviene insopportabile. Ogni atto respiratorio nei delfini è controllato dalla volontà e dal cervello, non è autoindotto o inconsapevole, pertanto un delfino non dorme e può anche, presumibilmente, scegliere di smettere di respirare.

L’idea che un animale si suicidi potrebbe lasciarci un po’ scettici ma se pensiamo alle caratteristiche del delfino tra le quali spiccano intelligenza ed empatia l’emozione che prevale è quella dello sconforto. Abbiamo davvero creato un mondo in cui un animale dotato di un cervello simile al nostro per caratteristiche anatomiche e funzionali, di un linguaggio fatto di segnali acustici personali che sono una vera e propria lingua e di sensibilità tale da salvare naufraghi e bagnanti in pericolo deve arrivare a smettere di respirare per salvarsi dal dolore e dalla noia che gli imponiamo per il nostro egoismo?

I fatti dimostrano di si, in California le notizie recenti parlano di 68 delfini morti in questo modo, a Gardaland il delfinario sarà chiuso dopo il suicidio di 4 delfini confermato dalle indagini della procura di Verona e potrei continuare a lungo con questo necrologio.

La cosa forse più triste è che i delfini sono così intelligenti da riuscire, in molti casi, ad organizzare suicidi di massa, riescono a mettersi daccordo dunque, prima di intraprendere questo estremo tentativo di fuga dalla prigione della loro realtà.

Vi chiederete se l’uomo non impara neanche da questi gesti disperati, forse si: Ric O’Barry, attivista di fama mondiale è un ex addestratore di delfini, fu lui l’uomo che addestrò i 5 “attori” del film Flipper e negli anni 60 catturò ed addestrò per spettacoli e film ben 100 delfini considerando il proprio lavoro utile e positivo poichè faceva conoscere al grande pubblico la bellezza di questi animali. Purtroppo un brusco risveglio lo attendeva e la sua vita cambiò quando uno dei delfini che interpretava Flipper si uccise tra le sue braccia:

Sono cambiato quando Flipper e’ morto suicida tra le mie braccia. Uso questa parola con trepidazione, ma non conosco un’altra parola che descriva l’asfissia auto-indotta. Flipper mi ha guardato negli occhi e ha smesso di respirare.

La sua visione del mondo e del suo lavoro è cambiata dunque radicalmente tanto da diventare uno degli attivisti più impegnati al mondo per la tutela di questi animali, il passato tuttavia non è stato dimenticato e, tinto di nuova consapevolezza, fa ancora male, nell’intervista rilasciata in un noto sito internet O’ Barry afferma:

Non ha giustificazioni. La cattività non e’ educativa. Quindi, qual e’ l’utilita’ di avere dei delfini in mostra, se non sensibilizzano la gente? Sono considerati solo qualcosa con cui divertirisi. E’ una forma di pessima educazione che serve solo a perpetuare il nostro uso utilitaristico della natura.  I delfini odiano la cattivita’. Li vedi al Museo di Taiji con la testa premuta contro il vetro, che pensano “come posso uscire di qui?” Se mi sento responsabile? Non smettero’ mai di combattere per i delfini fino a che avro’ respiro

Tutti noi abbiamo visto gli animali tenuti in cattività fin da bambini, era normale, era divertente, abbiamo osservato la loro bellezza negli zoo e negli acquari, ci siamo sorpresi dei loro numeri nei parchi acquatici, non avevamo la capacità e la maturità di comprendere la loro silenziosa e discreta sofferenza, ma ora che siamo diventati grandi,  sarà ora di seguire l’esempio di Ric ed aprire gli occhi?

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