L?aumento delle patologie allergiche ambientali negli animali domestici accompagna l’aumento nei loro stessi proprietari.

L’uomo e gli animali infatti condividono gli stessi spazi, dove è in crescita l’esposizione ad inquinanti ambientali e a processi di urbanizzazione, nonché a cambiamenti dell?ambiente domestico. Qui si manifestano le cosiddette allergie indoor, tipiche degli animali che vivono prevalentemente in casa. In quest?ultimo caso infatti le costruzioni moderne, per motivi di maggiori comfort e risparmio energetico, presentano caratteristiche che facilitano l?accumulo delle polveri allergeniche ed il ristagno di inquinanti ambientali (fumo di sigaretta, sistemi di climatizzazione, prodotti chimici per la pulizia). Anche l?aumento all?interno delle case di umidità e temperatura può predisporre alle allergie ambientali, come quelle verso gli acari della polvere o verso miceti, come l’Aspergillus ed il Penicillium, che attecchiscono nelle carte da parati e nei condizionatori d?aria.

L’esposizione al fattore ambientale è la responsabile ultima della reazione allergica; ma bisogna tenere conto che alla base della suscettibilità agli effetti degli inquinanti ci sono sicuramente una moltitudine di altri fattori alcuni propri del soggetto come la predisposizione di razza, l?assetto genetico, con disfunzione nella barriera cutanea o un mal funzionamento del sistema immunitario o anche il regime alimentare.

La definizione di allergia ambientale

Proprio come nell’uomo, il sistema immunitario dell?animale domestico sano ogni giorno incontra, inalandole o venendone in diretto contatto, centinaia di particelle ambientali non dannose (polvere, graminacee, pollini, muffe, alimenti, ecc) che non riconosce come invasori indesiderati, ma piuttosto come parte naturale dell’ambiente. Nei soggetti allergici si osserva tuttavia un iper-reattività del sistema immunitario che interpreta queste sostanze comuni come dannose scatenando i cosiddetti sintomi allergici.

In tutte le allergie, non solo in quelle ambientali si ha una prima fase di sensibilizzazione, nella quale l?allergene entra in contatto per la prima volta con l?organismo e viene riconosciuto da un tipo particolare di globuli bianchi, i macrofagi, che si trovano in grande quantità al livello di pelle e mucose e fanno parte della prima linea di difesa immunitaria dell’organismo.

I macrofagi trasmettono l’informazione di questo 1º  contatto con l’allergene ad altri globuli bianchi: i linfociti B. Questi linfociti si trasformano allora in plasmociti per produrre in grande quantità gli anticorpi specifici dell’allergia, le immunoglobuline di tipo E (denominate IgE).

Le IgE passano velocemente nel sangue per fissarsi sui mastociti che contengono numerosi granuli e sono incaricati di captare l’allergene nel momento in cui entrerà per la seconda volta in contatto con l’organismo.

Simultaneamente, questo primo contatto tra l’allergene e l’organismo sarà memorizzato per una durata estremamente prolungata (fino a molti anni) da un’altra categoria di cellule immunitarie, i linfociti T “memoria”.

Questa prima fase è silente, ovvero non è presente alcun sintomo particolare.

Il 2º contatto tra l’allergene e l’organismo “sensibilizzato” induce le IgE fissate sui mastociti ad entrare in azione. La gamba si attacca al mastocita, mentre le braccia catturano gli agenti estranei (gli antigeni) e li tengono ben saldi. Questo legame provoca la degranulazione dei mastociti, cioè la liberazione di piccole vescicole che contengono numerose sostanze chimiche attive, responsabili dei sintomi.

I sintomi dell?allergia ambientale

I primi sintomi compaiono solitamente tra 6 mesi e 3 anni di età, occasionalmente si possono osservare anche in animali più giovani o anziani; compaiono in precisi periodi dell?anno, vedi l’allergia ai diversi tipi pollini o in determinati ambienti, come quello casalingo.

Le allergie nei cani e gatti si manifestano spesso con un’infiammazione cutanea, condizione chiamata dermatite allergica. L’animale prova un forte prurito che cercherà di alleviare con ogni mezzo possibile: grattandosi con le zampe, leccandosi, mordendosi o strofinandosi contro alcune superfici di casa, aggravando così l?infiammazione cutanea. E? lo stesso animale quindi molto spesso a causarsi ferite sanguinolente, croste, zone alopeciche, dove il pelo risulta strappato. Anche le orecchie, in una reazione allergica generalizzata possono essere coinvolte dalla dermatite allergica, predisponendo ad otiti, per la replicazione di lieviti e batteri.

La dermatite atopica è una malattia con predisposizione ereditaria, quindi alcune razze (Terriers, Labrador Retriever, Golden Retriever e Pastore Tedesco) sono colpite più frequentemente.

I sintomi respiratori invece sono più comuni nei gatti che possono sviluppare riniti e bronchiti, per un aumento della produzione di muco e broncostrizione.

Diagnosi di allergia ambientale

Si deve procedere ad escludere alcune malattie che possono manifestarsi con sintomi simili (malattie parassitarie, reazione avversa al cibo) ed accertare la presenza o meno di infezioni complicanti. La diagnosi di dermatite atopica infatti, come già detto, è clinica e deve precedere l’esecuzione delle prove allergiche. La diagnosi di dermatite atopica è completata dall?esecuzione del test intradermico, del test sierologico per le allergie ambientali o del patch-test. Col test intradermico si provocano reazioni infiammatorie cutanee (pomfi) iniettando piccole quantità di allergeni per via intradermica mentre con il test in vitro si identificano e si quantificano le IgE circolanti allergene-specifiche. Vale la pena infine ricordare che la presenza di livelli elevati di IgE circolanti nei confronti di aero-allergeni ambientali non significa né che queste IgE giochino un ruolo nei segni clinici (prurito) del cane né tantomeno che il problema del paziente sia una dermatite atopica. La diagnosi di dermatite atopica infatti, come già detto, è clinica e deve precedere l’esecuzione delle prove allergiche.

Il test migliore risulta essere il patch-test; in questo caso le sostanze sono presenti su un foglio di carta che viene apposto sul cute  tosata dell?animale, dorso-lateralmente sul torace con del nastro adesivo. La lettura del test avviene dopo 48 e 72 h, la positività è data dalla presenza o meno di un pomfo in relazione alle diverse sostanze.

L?esecuzione di questi test ha come finalità la preparazione dell?immunoterapia (vaccino) specifica per ciascun animale, in quanto contiene le sostanze a cui il soggetto è allergico.